Risveglio spirituale. Come viene visto.
Immaginate di svegliarvi una mattina e, aprendo gli occhi, scoprire improvvisamente che tutto non è più come prima. E il vostro vero sé significa tutto!
Non che le cose appaiano diverse all’occhio, ma piuttosto l’osservatore stesso è in qualche modo cambiato, o mutato, in modo strano e imprevisto. E voi, appena alzati dal letto, vi chiedete come se foste ancora profondamente addormentati nelle catene di questo strano sogno.
Ma non state dormendo, e lo sapete. Sapete di essere svegli con una certezza che non avete mai sperimentato prima. Infatti, siete consapevoli che ogni momento di ogni giorno della vostra vita fino a poco tempo fa è stato trascorso in uno stato di sonnambulismo inconsapevole che vi è sembrato così reale e presente che non vi è mai venuto in mente di mettere in dubbio la realtà di quello stato. In genere si crede che non appena si lascia il letto e si cammina, si è completamente svegli. Ma in realtà non è così.
Come avete potuto non notare una cosa così ovvia?
Ma non è tutto, per niente. Immaginate che quando notate questo strano cambiamento in voi stessi, vi venga rivelato qualcosa di più inquietante: che non c’è nulla dentro di voi; in realtà, non c’è nessuna entità che possa essere dentro di voi. E cominciate a cercare voi stessi. Come avete potuto, stando su un terreno solido, perdere voi stessi? Dopo tutto, non siete un paio di pantofole che potete lasciare in un luogo sconosciuto. Voi siete voi e dovete essere qui da qualche parte. Non è così?
Ma non importa dove guardiate dentro di voi, non riuscite a trovarvi come qualcuno o da qualche parte in particolare. Tutti i vecchi pensieri e tutti i vecchi ricordi non sono più rilevanti per voi come siete. Sono vuoti, privi di appartenenza personale, e lo sono. Anche il volto nello specchio che sembra così familiare non ha una personalità. Non ne ha mai avuta una, se non quella che avete creato nella vostra mente. E anche colui che avete creato non ha mai avuto una personalità da cui abbia preso inizio.
Guardate fuori dalla finestra e… non c’è nessun “là“. In qualche modo vedete tutto qui, c’è un costante qui ovunque. Guardate fuori dalla finestra e tutto ciò che è lì o accanto a voi è dentro di voi, e non solo dentro di voi, ma è voi. Il terreno, gli alberi e la recinzione intorno a voi, proprio come il cielo sopra la vostra testa e le bianche nuvole di cumulo, tutto questo è voi. Non ha senso per la mente, ma è quasi naturale come respirare. Che cos’è la personalità se è uguale a tutto il resto?
È davvero strano.
Immaginate ora di camminare lungo la strada, ascoltando i vostri vicini che parlano tra loro, e vi viene in mente che si sono inventati tutto. Tutte le storie, i giudizi meschini, le affermazioni, i “lui dovrebbe…”, “lei dovrebbe…” e “ecco cosa penso…”. – tutto è inventato, ma accettato come realtà. È come se stessero giocando a un gioco per bambini, ma avessero dimenticato che è tutto inventato, o fossero persi nel sogno dell’ultima notte.
Come possono essere catturati da ciò che dicono con tanta serietà, come se tutto ciò fosse contenuto o avesse una base nella realtà? Come possono non vedere? Ma non vedono. Per loro è la loro Realtà, l’unica che conoscono o forse conosceranno sempre. Che cosa strana.
Immaginate ora di esservi fermati a prendere posto su una panchina del parco. Mentre vi sedete, tutto si ferma, si ferma assolutamente. La vostra mente è così immobile e silenziosa che potete sentire le particelle di polvere fluttuare nell’aria.
Improvvisamente state cadendo, e cadendo, e cadendo. Non c’è terra sotto i vostri piedi, non c’è cielo sopra la vostra testa, solo un silenzio schiacciante e assordante, che acquista velocità. Improvvisamente vi rendete conto che vi ucciderà, facendovi a pezzi e riducendo in polvere i vostri polmoni. Non c’è via d’uscita, non c’è modo di sopravvivere. E allora fate l’unica cosa possibile.
Vi arrendete.
Tutto diventa pulito e vuoto, più vuoto dello spazio illimitato.
Prima che arrivino la vita e la morte, si aprono gli occhi dalla (o nella?) esistenza. L’atemporalità è tutto ciò che esiste, tutto ciò che è mai stato o potrebbe essere. L’eternità governa all’infinito e in tutta la sua radiosità è presente in ogni particella dell’esistenza.
Qualcosa di non nato e immortale interviene nella vita e apre gli occhi – i vostri occhi. Voi o Esso siete ancora seduti su una panchina del parco. Esso sorride, è raggiante e soddisfatto.
Una bambina su una tavola a rotelle passa di lì. Il sole splende attraverso le foglie dei pioppi e c’è un vecchio che fuma la pipa su una passerella che attraversa un ruscello che sfocia in uno stagno di pesci rossi.
Ovunque si vede il vuoto. Ogni “cosa” è un sudario, un velo, un travestimento dell’Infinito. Niente è come sembra e tutto è esattamente come è. In tutto questo caos apparente c’è una qualche perfezione, un trionfo dell’Infinito. Sapete perfettamente che non c’è nient’altro – non può esserci nient’altro che questo vuoto sconfinato e assoluto, questa Potenzialità pura e infinita, questo Infinito senza nascita e senza forma.
Guardate indietro alla vostra vita e scoprite che tutto ciò che è accaduto o potrà mai accadere, dalla nascita a tutti gli alti e bassi di questa vita effimera, alle strane scoperte del risveglio spirituale, fino a questo momento al di là del tempo, è stato uno spettacolo momentaneo – anzi, un piccolo lampo – della sconfinata potenzialità dell’Infinito, che entra nell’esistenza e che ne è la fonte.
Una vecchia amica vi trova seduti su una panchina del parco. Si siede accanto a voi e vi chiede: “Ciao, cosa stai facendo?“. Le volete bene come amica, ma cosa potete dire? Siete già senza parole e silenziosi dentro come un uomo morto. Lei non lo sa, ma siete in due mondi diversi, che si incrociano stranamente qui sulla panchina del parco. Come puoi attraversare l’infinito per comunicare con lei?
Per un po’ ti affanni a cercare le parole per rispondere. Una pausa silenziosa: sta indovinando qualcosa? Sospetta che qualcosa sia cambiato? Una brezza fredda ti accarezza il viso e l’universo sorride dentro di te. Dite: “Oh, niente, davvero. Assolutamente niente“.